martedì 13 settembre 2011

due giorni in bici....o quasi - Il giorno del giudizio

Il giorno del giudizio è arrivato: o vivi.....o muori!
Chi muore, non si vede più al prossimo giro BdB...chi sopravvive....ha tempo una settimana per riprendersi e poi catapultarsi di nuovo nel vortice.

La domenica mattina mi sveglio al Rifugio Torsoleto. Sono già tutti in piedi ma non del tutto svegli, a parte Wilmer che già alle 6,30 ci aveva dato il buongiorno, accendendo la luce della nostra stanza.
Ma come? La sveglia non era alle 7,00?
Sento il profumo del caffè fresco che sale dalle scale di legno e mi solletica il naso. I cucchiaini tintinnano nelle tazze fumanti di latte...capisco che i BdB sono già all'opera.
In quattro e quattr'otto sono già in cucina con loro, spalmo burro a volontà su una fetta biscottata che ingoio in un sol boccone.
La colazione ci risveglia dal torpore notturno. Chiediamo gentilmente il bis di latte e caffè...e mentre aspettiamo, parliamo del sentiero che faremo.
Il gestore ci sente....e ci dice: "beh...ciclisti ne ho visti ancora qui come voi, ma poi tutti sono tornati giù....voi invece SALITE...per fare il sentiero 4 luglio...e arrivare al Piz Tri! Beh....vi porto anche il pane e altra marmellata, avrete bisogno di forze!"

Già due giorni prima, Wilmer era venuto a trovarmi in negozio, e mi aveva informato di alcuni passaggi ESPOSTI che avremmo fatto durante il Giro.
Alla fine, dopo avermi fatto vedere alcune foto e spiegato a meraviglia l'itinerario, aveva aggiunto: "Elena, ti ricordi la Val Baione? Ecco, pensa che quella è una passeggiata al confronto del sentiero 4 luglio!"
Da quelle parole, mi venuta addosso un'agitazione da testamento.
Ho detto a Vittorio: "Secondo me, Wilmer si è divertito fess a farmi paura".

Prepariamo le ultime cose, controllo veloce sopra i letti e sotto di non aver dimenticato nulla, usciamo dal Rifugio, foto di gruppo per poi dire agli amici....IO C'ERO.....e partenza.
Al rallentatore, io li guardo salire subito per una mulattiera a serpentina con bici a spalla.
"BENE" mi dico. Forza Elena, tocca a te. E parto anch'io.
Da questo momento in poi, è stato un susseguirsi di fatiche...di emozioni...meraviglia per i panorami da sembrare in un paradiso... paura per il vuoto accanto a me in certi tratti...la forza delle braccia per aver portato per così tante ore la bici a spalle, a spinta, e sotto braccio come fosse un fardello.
Di pedalare....oramai non ci pensavo più....la lucidità di stare in equilibrio pedalando su quei tratti così stretti come facevano i ragazzi, non l'avevo, quindi la fatica per me era doppia.
Ogni attimo trascorso lassù fra quelle guglie, rocce, prati scoscesi e catene mi faceva sentire un puntino nell'universo, una piccolissima persona con un grande amore per la montagna aspra.
Non ho mai pensato di non farcela e non ho mai pensato: "Ma chi me l'ha fatto fare!"
Ho ringraziato molto col pensiero i miei compagni che mi hanno aspettato o aiutato venendomi incontro nei punti più "tragici" con parole di incoraggiamento o portando in due punti dove io avrei tribulato tantissimo, la mia bici.
Penso che un giorno del giudizio sia passato. Me ne aspettano altri, ma ora più di prima sono pronta a spuntarla di nuovo.

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