venerdì 14 giugno 2013

notturna sul Monte Censo

13 giugno 2013 ore 20,00

Siamo un bel gruppetto: Giani-Milzo-io (Lisabike)-Orma e Compagigi.
Al parcheggio di Anfo troviamo un nuovo amico toscano, Sembola (Nicola) che è in ferie a Torbole (Riva del Garda)  in tenda, da solo.
Il pomeriggio  Sembola ha fatto il giro del Corno della Paura in solitaria ed è rimasto entusiasmato dalla discesa che scende a picco nella Val d'Adige. Non stanco ha deciso di aggregarsi a noi la sera per questa insolita notturna.
Ore 20,00 saliamo dall'asfaltata a tornanti che porta al Baremone, con Nicola che chiacchiera di buon  gusto.
Mi trovo spiazzata, troppe parole per le mie abitudini e in toscanaccio aspirato, non capisco quasi niente.
Passo subito nelle retrovie (dopo essere anche stata sgridata dal Compagigi per l'andatura "veloce") e rimango lì dietro, guardinga, tenendo sotto controllo il Milzo che non mi dia un TACCCCCC! (che vuol dire che sprinta all'improvviso, lasciando li tutti sull'asfalto ed esultando con le mani alzate per esser arrivato primo! per chi non ha presente nella memoria, posso ricordarvi il Giro del Bruffione con il Compagigi quasi arrivato, ma poi il Milzo l'ha fregato, oltretutto esultando alla Bartali! ).
Il ritmo è buono, e  in un " batter di pedali " siamo al bivio che porta al Censo.
Inizia finalmente il sentiero che fa contenti tutti quanti. Ci accorgiamo che gran parte della montagna è completamente rasa al suolo. Gli alberi tagliati sono ancora ammucchiati in terra sul versante, sparsi sul suolo in mucchi  e per procedere, parecchie volte dobbiamo scendere dalla bici e passare con attenzione.
Proseguiamo con tratti a spinta per poter arrivare alla cima, ma la merenda che ci siamo portati nello zaino, rende tutto più sopportabile.
Ecco! Finalmente si vede la Croce, punto di arrivo alla vetta.
Ci ripariamo nello spiazzo del bivacco e ci cambiamo velocemente perché l'aria è freschina e lì sopra il vento soffia abbastanza forte. Ci mettiamo poi in posa per la foto ricordo....


















Cominciamo a svuotare gli zaini su un tavolone sbilenco fatto di assi  stagionate da anni di intemperie, che sta in piedi a malapena.
Pane, salame, formaggio, vino nero, di quello buono, che scende nel gargarozzo e arriva nelle pance scaldandoci tutti e rendendoci allegri.......frittata, birra, porchetta, tortina al limone....quanta roba buona da mangiare! Che pic-nic invitante!



Le rotelle di salame spariscono quasi subito, il vinello cala a vista d'occhio. Siamo tutti uniti a passare una serata fuori dai soliti canoni, dimenticandoci per qualche ora del lavoro, della famiglia, dei pensieri che ci assillano durante la giornata. Mentre ci riposiamo ed aspettiamo che faccia completamente buio, mi siedo sul ciglio della vetta e mi perdo con lo sguardo sul lago d'Idro e ammiro Anfo a forma di ventaglio, sotto i miei piedi.


























Nicola invece è intento a firmare il quaderno di vetta:


Dopo aver raccolto le ultime briciole di cena e messo in ordine i faretti pronti per la discesa, ci prepariamo a partire: qui sotto nella foto, il Gigi Poser accanto alla Mitica Croce Tanto Sudata.

Con l'avvicinarsi del buio, il paesaggio, prima di una dimensione grandiosa, ora si fa ristretto. Questo fatto mi mette addosso tranquillità, perché di giorno io questo sentiero lo faccio in gran parte spingendo la bici a piedi per il vuoto profondo che c'è al lato del sentiero scosceso. Partiamo in successione con i faretti sul casco che  illuminano il sentiero che scorre tra i due argini: il vuoto e la montagna.
Sono concentrata ma non agitata: le notturne in all-mountain mi affascinano tantissimo. Sento l'adrenalina che sale dalla punta dei piedi ed arriva fino ai peli delle braccia, mi fa venire la pelle d'oca. La respirazione si fa lenta e profonda, i muscoli guizzano, la temperatura corporea sale per la tensione e si comincia sudare, nonostante ci sia vento e la temperatura si sia abbassata.
Ho addosso una sensazione di serenità, sto  bene: questa oscurità mi permette di affrontare il sentiero tutto in sella con una disinvoltura  che i miei compagni non mi riconoscono di giorno quando c'è il vuoto.
In un momento di ricompattamento del gruppo, alzo gli occhi e vedo la luna davanti a  me: uno spicchio d'aglio luminoso nel cielo immenso.


L'arrivo alle auto significa la conclusione del percorso. Facce esultanti, soddisfatte, strette di mano, un saluto unanime e poi...........via tutti a casa!