venerdì 1 luglio 2011

Nel Piacentino

Per sabato non ci sono in programma dei giri BdB e quindi si decide di fare una bella sgambata in bici da corsa. Dario ha scoperto che con la bici da corsa si può partire da casa ed è proprio bello, quando è possibile, non utilizzare la macchina per spostarsi.
Lo trovo al bar Dondeo, di fianco alla stazione ferroviaria di Cremona; una veloce colazione ai tavolini, proprio come dei fighetti Cremonesi, e poi partiamo. La prima tappa è da Priori per rifornirci di camere d'aria; non si sa mai. Lasciata Cremona, transitati sul ponte sul Po, ci dirigiamo a Villanova sull'Arda, percorrendo il tranquillo argine maestro. La giornata è molto bella ed avviso subito il mio compagno d'avventura che non ho proprio in mente il percorso di oggi: si va a svegher. Si, una mezza idea in testa c'è, però non è sicuramente paragonabile ad una traccia GPS.

Dario accetta le mie condizioni e dopo Villanova raggiungiamo Cortemaggiore, Fiorenzuola d'Arda, sempre transitando per strade secondarie di campagna, lontano dal traffico. Se si guarda più in là, oltre  gli appezzamenti di terreno coltivati a mais, si riesce a scorgere in lontananza il traffico della strada principale. Diversi TIR, auto che sfrecciano. Diverse strade incrociano le proprie traiettorie, si accavallano in un groviglio indissolubile. Alle porte di Fiorenzuola passiamo prima sopra l'autostrada poi sotto il nuovo tracciato ferroviario dell'alta velocità. Attraversiamo la Via Emilia e prendiamo la direzione dei Doppi, però  per strade alternative, anche sterrate.

Incominciano le colline e l'ambiente attorno a noi è piacevole, come la birra che ci beviamo a Vigolo Marchese; il Gatorade lasciamolo a quelli che guardano la media sul contachilometri. Dario non regge l'alcol, non è abituato, ma non mostra alcun segno di cedimento o intorpidimento quando poco dopo inizia la salita. Transitiamo per Chiavenna Rocchetta poi deviamo per Prato Ottesola. Una breve ma divertente discesa ci riporta sulla strada che proviene da Carpaneto Piacentino ed incrociamo una coppia in bicicletta da corsa che viaggia nel senso opposto al nostro: il nostro sguardo è tutto per lei,  sarebbe proprio una dolce compagnia... "altro che questo uomo barbuto", pensiamo vicendevolmente io e Dario.
Dalle nostre pupille escono dei potentissimi raggi laser, una nuvola di vapore acqueo e sull'asfalto un mucchietto di cenere è ciò che resta di Perse e Dario, amici-nemici per la figa.

A Veleia Romana facciamo la pausa pranzo, all'ombra dei tigli, con le campane che suonano dodici rintocchi. Si sta bene, c'è tranquillità ed il luogo è molto carino. Ripartiamo in direzione Guselli e poi scendiamo a Morfasso. Una breve sosta in un negozio di alimentari per prendere da bere e poi riprendiamo a salire. Dario è molto contento, i luoghi gli piacciono e le tranquille strade che abbiamo finora percorso sono divertenti e piacevoli in bici da corsa. Scendiamo a Bore e poi Vernasca; in un bel tratto di discesa mi trovo di fronte un fuoristrada che procede a velocità ridotta sbuffando fumo nero dal tubo di scarico. Finisco con lo sbuffare anch'io, perché a causa di questo intralcio, mi sono perso una bella serie di tornanti. Il bello del giro purtroppo se ne va con questi ultime curve e ci rimane da percorrere il lungo tratto di trasferimento verso Cremona e poi Verola.

Prima di incrociare la via Emilia, svoltiamo a sinistra ed entriamo nel paese di Alseno, da dove raggiungiamo l'abbazia di Chiaravalle della Colomba. Anche questo bellissimo complesso è dal mio punto di vista deturpato dalla vicina presenza dell'autostrada e del cavalcavia che l'attraversa.
Il caldo è decisamente più intenso rispetto a quando ci trovavamo in collina ed il sole ci abbrustolisce la pelle. Transitiamo di fianco a Villa Verdi e dopo un giro dell'Oca nelle campagne tra Villanova, Busseto ed il Po, arriviamo finalmente a Villanova dove ci fermiamo a rinfrescarci.

Una granita e le energie magicamente ritornano, o è l'effetto dei coloranti radioattivi sicuramente cancerogeni che utilizzano per dare il verde alla menta, il rosso all'amarena, etc? Le porcate dell'uomo sono infinite. Amen.
Dario non mostra segni di cedimento anche dopo aver raggiunto a Cremona la quota di 200 Km percorsi, con una trentina rimanenti per arrivare a casa. Lo accompagno per un pezzo lungo la pista ciclabile che segue il Naviglio al Migliaro. Ad un certo punto vediamo venirci incontro un ciclista con una bici verde fluo, una bici dalle ruote grosse, una mountain bike... Dario passa oltre anche dopo aver letto la scritta Nicolai sul telaio. Ma proprio non aveva riconosciuto Perse Senior alla guida, intento a testare per una nota rivista di trattori cremonesi, la bici del figlio. Avere un papà twentyniner è una gran soddisfazione ;)

Con questo bel giro io e Dario abbiamo pedalato in bellissime zone collinari che abbiamo raggiunto partendo in bicicletta da casa. Siamo consapevoli del fatto che non è sempre possibile, a meno che si tratti di giri di più giorni, pretendere di arrivare chissà dove senza percorrere dei tratti in auto. Ci sono tanti luoghi, tante strade che ci stanno aspettando; ad esempio ci piacerebbe raggiungere il mare.. chissà!

martedì 28 giugno 2011

Week end in Val d'Uina...

Il racconto di Gigi:


Correva l’anno 2008 e Google Earth aveva da poco aggiornato le foto satellitari del’alta Val Venosta e della Val Engadina. 


Stavo guardando i sentieri che avevo avuto la fortuna di pedalare l’anno prima in questa zona, La Val d’Uina e la valle di St.Charl e ripensavo alle emozioni provate durante quel fantastico giro 

Insomma ero li beato che me la godevo quando un colpetto “maldestro” al mouse mi sposta l’inquadratura su un’altra zona. 

“....e questo che cos’è???” mi dico, e comincio a scrollare sulla rotellina dello zoom 

Incredibile, una serpentina di tornantini stretti proprio su un crinale in mezzo ad una zona montuosa 


“...e qui come ci si fa ad arrivare???” il sentiero parte da una Forcella che Google Earth mi dice trovarsi a 2700 mt e tutt’intorno c’è un ghiaione di quelli che si vedono solo in altissima montagna , non ci sono strade in zona e le ultime tracce di civiltà sono visibili a quota 2000. Quindi impossibile. Peccato perché a vederlo dall’alto questo sentiero sembra disegnato da un bravo sciatore di altri tempi, uno di quegli sciatori che facevano dello stile e della scorrevolezza la loro arma vincente, non come gli sciatori modern,i che per fare le linee più dritte abbattono i paletti invece che girargli attorno. 

Poi un giorno la prospettiva cambia, succede una cosa che rimette tutto in discussione, durante un giro sui sentieri vicino a casa conosco Milzo, Giani, il Lonfo e gli altri BdB. Cosa c’entra?, direte voi. C’entra, c’entra. 

Senza quell’incontro Milzo non mi avrebbe introdotto all’arte del GPS, delle cartine digitali e delle tracce, e gli altri BdB non mi avrebbero insegnato una cosa fondamentale. Con la compagnia giusta si possono affrontare sfide che apparentemente sembrano impossibili. 

Ma veniamo alla due giorni in Engadina. 

Giani lancia un’idea per il Week End del 25-26 giugno (all’inizio è il Passo Zebrù, ma a 3000 mt a giugno c’è ancora troppa neve), e viene rispolverata un’idea dell’anno scorso non andata a buon fine per cattive condizioni meteo. (...a ripensarci proprio da questa proposta abortita è nata l’idea della due giorni sull’Etna, ma questa è un’altra storia) 

“io ci sono” e immediatamente si accendono mille lampadine e le sinapsi effettuano i collegamenti giusti per ripescare nella memoria le immagini di quella serpentina. 

Comincio a cercare informazioni su quella che sembra chiamarsi “Forcella dal Bosch” ma non trovo praticamente nulla, solo un paio di foto fatta da gente a piedi che mostrano la bellezza del luogo , ma non danno nessuna info utile sul percorso che dobbiamo seguire 

Ogni momento libero lo passo a disegnare tracce, a guardare dislivelli e foto satellitari, a scorrere mappe e alla fine la matassa si dipana. 


Sono però preoccupato, ..e se poi anche li c’è troppa neve? Se il ghiaione non è percorribile?? Meglio prevedere una via di fuga, e via con altre tracce..... 

La prima parte del giro, cioè il sabato, non desta preoccupazioni e non presenta incognite in quanto è il classico percorso della Val d’Uina con salita dalla val Slingia, l’arrivio al Sesvenna Hutte e poi il passaggio attraverso l’incredibile QUAR per poi scendere in Engadina e l’arrivo a Scuol 

“Mumble mumble...” e perché mai il primo giorno non dovrebbe presentare incognite?? Detto fatto. Salita completamente ribaltata e introdotto un bel sentierozzo del quale non conosciamo nulla.. 

Bene si parte!!! siamo in sei. 4 Etnei - Lisabike, Seby, BoboNomad ed io, Giani l’ideatore e il foto-cineoperatore Vito 

primo giorno - sabato 25 giugno 

appuntamento alle 7.00 a Bolzano per la colazione e alle 8.30 (+o-) siamo a Glorenza. 


La ciclabile e la prima parte di salita sono molto piacevoli e volano sotto le nostre ruote, 


in un attimo siamo alla partenza di una seggiovia che ci eviterebbe 500 mt di dislivello ma non veniamo tentati e saliamo fino al primo rifugio. Io da buon pianificatore il venerdì avevo preparato un buonissimo panino che però è rimasto ad aspettarmi nel frigorifero di casa e quindi devo fermarmi per comprare qualcosa da mettere sotto i denti. 


Purtroppo questa mossa scatena la FRENESIA ALIMENTARE degli altri del gruppo che ordinano tutto quello che gli passa per la mente, dai Canederli in brodo alle fette di strudel......COMINCIAMO BENE 

Qui inizia il sentiero “incognito” che ci porterà all’altro rifugio e al confine . 


Due minuti a piedi e via su un tracciato bellissimo tra Mughi e Rododendri in fiore, un su e giù spettacolare e dopo un’ora e mezza eccoci al Sesvenna Hutte. 


Incontriamo pochissimi turisti a piedi e tutti si rivelano cordiali, si fermano e ci lasciano passare salutandoci. Solo Seby viene avvicinato da una signora che lo guarda e gli dice “ ...questo sentiero è vietato alle bici” - Seby pensa “ma siamo in 6, perché proprio a me dicono che non posso passare?? mah 

Ora si attraversa il confine 


Entriamo nel QUAR, 


io lo conosco già ma questo posto è veramente “magico” bisogna vederlo per capire esattamente. Qui si potrebbe restare ore ed ore con la bocca spalancata per lo stupore. 

Anche la parte bassa della val d’Uina è divertente 


e ci porta ad incrociare la Valle Engadina. Ultimi 100 mt di dislivello lungo la ciclabile sul fiume INN e siamo a Scuol. 


Una docciona ristoratrice all’Ostello della Gioventù ci prepara nel migliore dei modi alla cena 

Domenica 26 giugno 

Le previsioni meteo parlano di una giornata meravigliosa ma in celo ci sono solo nuvole nere che non promettono nulla di buono, speriamo in bene, alle 8 si parte, la promessa è quella di non fare come ieri, che ogni 20 mt ci si fermava per fare 40 foto ognuno, infatti dopo i primi 20 mt tutti fermi a fotografare.... 


Per i primi 500 mt di dislivello ci sono volute circa due ore e la parte bella deve ancora venire. 


Da quota 1500 a quota 1800 le salite sono decisamente impegnative e solo Vito ed Elena riescono a farle in sella poi la strada assume una pendenza molto più umana ed entra in una vallata spettacolare. 

Da qui si vede per la prima volta il ghiaione e la Forcella dove dobbiamo scollinare - DA PAURA 

La strada è ricavata sul fondo di un torrente in secca, è un posto “allucinante” per costruire una strada, ad ogni piena qui va rifatto tutto. Il meteo continua a migliorare e ampie chiazze azzurre sono presenti in cielo 

Arriviamo finalmente all’ultimo rifornimento di acqua, la Malga Plavna. 


Veramente un bellissimo posto e scopriamo con piacere che il malghese vende Formaggio e Speck, quindi non ci riforniamo solo di acqua. 

Sono un po preoccupato perché guardando in alto verso lo scollinamento, si vedono alcune lingue di neve e vista la pendenza del ghiaione non si capisce se sono percorribili senza la giusta attrezzatura 

Chiediamo al malghese se è possibile passare da li. Lui guarda le nostre bici e ci chede “..con quelle ?” ..gli spieghiamo che non è nostra pretesa pedalare fino in cima e le bici le possiamo portare a spalla. Dice che c’è già gente che lo fa a piedi e quindi è fattibile. Ci indica anche un sentiero che a suo dire è più agevole e che va ad incontrare il ghiaione un po più a ovest. 

Rincuorati partiamo e da subito si comincia a spingere, 


da qui si vede bene quello che ci aspetta e si vedono anche tre puntini neri che sembrano persone.”...ma sono persone” solo che sembrano stranamente sempre nello stesso punto, Mah 


Dopo 2 ore di FATICA VERA e dopo aver capito come mai le tre persone prima di noi ci mettevano cosi tanto tempo a risalire il ghiaione, siamo alla forcella, 



non c’è più una nuvola in cielo e i dubbi sulla fattibilità della discesa svaniscono in un attimo guardando il sentiero 


Qui i turisti ci salutano e si complimentano con noi per la nostra tenacia, intrattengono amabili conversazioni con Elena , poi uno si avvicina a Seby e gli dice “ ...lo sai che questo sentiero è vietato alle biciclette ? “ (perché lo dicono solo a lui ??) 


La discesa si rivela ancora più bella di quello che speravo, è veramente uno spettacolo, i tornantini sono stretti e lo vista è impagabile, a metà un praticello di stelle alpine ci toglie il fiato (che posto!!) 


poi il fondo cambia, si entra nel torrente.


i segni di svariate valanghe



il sentiero continua nel bosco 


purtroppo anche questa magnifica discesa finisce e dobbiamo risalire al Passo del Furon 


La nostra avventura rapidamente si avvicina alla fine, una visita al Monastero della Val Monastero 

e poi la bellissima ciclabile nel bosco ci riporta a Glorenza e alle macchine 

Sono le 18.00 e calcolando un’oretta per arrivare a Merano siamo in perfetto orario per uno STINCO con Crauti alla Forst. In fondo non siamo fatti solo per soffrire....