sabato 11 giugno 2011

Hyknusa: i BdB in Sardegna

Quanto è bello il nostro paese, e quanto è prezioso il pianeta in cui viviamo! Dovremmo metterci in silenzio ad osservare la natura intorno a noi, invece siamo dei trafficoni, dei pasticcioni, spesso crudeli, e non facciamo altro che farle del male.
La Sardegna è un'isola splendida, le sue coste sono magnifiche, il suo mare di una bellezza incantevole, ma poi arriviamo noi, e costruiamo strade, città, porti, e roviniamo la magia. Vorrei sparire, per non lasciare più una traccia, ma vorrei pure riempire i polmoni d'aria e soffiare via l'umanità da questo mondo. Perché non siamo stati capaci di muoverci in punta di piedi su questa terra? Perché tutta questa distruzione?
Questi miei sentimenti, sorgono spontanei nel momento in cui vedo il bello, ed il contrasto marcato con il brutto portato dell'uomo. Non posso farci niente, sono uno di loro.


La nostra vacanza si è sviluppata in modo tradizionale, con un lungo trasferimento in automobile ed in nave per raggiungere la nostra destinazione. Tante ore in autostrada, nel traffico, su assurde strisce di nero asfalto, bruciando combustibile e inquinando l'aria, poi ci siamo addentrati in un mostro marino. Una balena dalle grosse fauci, capace di divorare tante scatole di metallo con dentro dei minuscoli insettini puntiformi. Una grossa scatola di sardine galleggiante che sbuffa fumo nero e che per ore ed ore sobbalza sull'acqua spostandosi dal "continente" verso le coste del paradiso. Solo la compagnia degli amici riesce a distogliere la mia attenzione da questo viaggio lungo e assurdo: le battute, le belle risate con Stefano e Dario, scappando dal lavoro e dal brutto tempo, verso la vacanza del ponte del 2 Giugno ed il sole di Cala Gonone. Alle 23 siamo sul traghetto, il barcone dei profughi, e vi trascorreremo la notte, sparsi qua e là su materassini, in sacchi a pelo, alla ricerca di un po' silenzio e di un posto dove dormire. Una missione piuttosto difficile, ma alla fine qualche ora di sonno riusciremo a farla. Di nuovo in auto al nostro arrivo per spostarci da Olbia a Cala Gonone.

Verso Cala Luna (foto Lisabike©)
Quando finalmente riesco a salire sulla mia bici, in compagnia di tanti amici, ritorno a respirare e a vivere come mi piace. Milzo e Gigi sono grandi conoscitori della zona, avendola già girata piuttosto bene e ci faranno da guide in questi giorni di vacanza. È giovedì e fino a lunedì non si lavora, ma questa vacanza sarà così bella da farmi vivere ogni secondo al rallentatore, senza il pensiero del ritorno alla normalità. E se la normalità fosse questa, che bella sarebbe la vita...
Saliamo dolcemente lungo la Statale 125 ed il gruppo si scioglie, ognuno ha il suo ritmo, è normale, l'importante è poi aspettarsi e ricompattarsi, magari per un panino. Sgranocchio per la prima volta il pane carasau, un prodotto tipico di questa terra, che, con le sue molteplici varianti, mi accompagnerà in questi giorni. Proseguiamo a lungo su asfalto, ma l'ambiente che ci circonda è così bello e selvaggio da rendere piacevolissimo anche questo trasferimento su bitume. Condividiamo la strada con parecchie motociclette ed automobili, e quando incrociamo una Fiat, riceviamo uno strano saluto: d'altronde in che modo si è soliti salutare un ciclista se non con il dito medio?
Dopo lo spuntino iniziamo lo sterrato, nella polvere, sotto il sole, attingiamo frequentemente acqua dal camelbak. Quanto dureremmo in questo luogo senza l'acqua, se fossimo sparpagliati qua e là come delle caprette senza pastore, dove andremmo a ficcarci? Ci smarriremmo sicuramente facendo una brutta fine.
Milzo è davanti a noi e ci mostra la strada giusta; in un'intricata ragnatela di tracce, è facile perdersi. La strada diventa molto dura e fisica da percorrere in bicicletta, ma assolutamente appagante. Si spinge con forza sui pedali e la velocità ci permette di galleggiare sulle innumerevoli rocce del sentiero. Sono spesso in testa al gruppo, in compagnia di Steen, e facciamo poche pause per aspettare gli altri e per scambiarci impressioni sul giro. Non si poteva iniziare meglio questa nostra trasferta in Sardegna. Ad un tratto una martora passa davanti a me attraversando il sentiero, che splendido incontro.
Il bello poi, deve ancora arrivare, con una bellissima discesa su single track ed infine con il nostro arrivo a Cala Luna. Il primo impatto con l'azzurro del mare è da togliere il fiato, siamo a pochi metri dal relax e ci lanciamo in picchiata verso la spiaggia. Al nostro arrivo tutti i bagnanti si voltano incuriositi. Leviamo i vestiti e ci lanciamo in acqua. Il primo a tuffarsi è Steen, che non vedeva l'ora di fare una bella nuotata.
La spiaggia è piccola, splendida, l'acqua è fresca e pulita. Notiamo subito le bellissime insenature scavate nella roccia e andiamo a vederle da vicino, alcune si raggiungono a piedi, camminando lungo la spiaggia, altre a nuoto.

Il ritorno a Cala Gonone può avvenire a piedi, lungo un impervio sentiero, oppure tramite l'ausilio di un gommone. Si è fatta sera, ed è tempo di dirigerci verso il B&B che ci ospiterà; ci organizziamo quindi in due gruppi per il ritorno via mare. In pochi minuti siamo al porto e giungiamo là dove soggiorneremo. Veniamo accolti da Nicola, Barbara e Pietrina. Le camere sono belle ed accoglienti e dopo esserci rinfrescati e profumati con una bella doccia, ci prepariamo per la cena con un aperitivo a base di birra Ichnusa e qualche focaccia, semplice ma gustosa. La fame è tanta e non vediamo l'ora di mangiare qualche specialità sarda. Ordiniamo tanti piatti diversi, tra cui il pane frattau, una preparazione del classico carasau che però richiede una certa lavorazione ed un po' di tempo. Tutti i piatti vengono preparati al momento, con ingredienti freschi e genuini; infatti la qualità delle pietanze è ottima. Siamo in tanti e con tutte queste differenti ordinazioni mettiamo in difficoltà la cucina del locale: i tempi di attesa per alcuni piatti diventano esagerati e non ammissibili, ed il Lonfo se ne va a letto deluso per la porzione di pasta troppo magra. Tutto ritornerà a posto dopo una chiacchierata chiarificatrice tra Milzo - il nostro capo cordata - e Nicola. Per la sera successiva faremo in modo di facilitare il lavoro in cucina consegnando con anticipo la lista dei piatti da preparare: Milzo si prende anche questo impegno, e sarà un successo!!

Dopo una sana dormita, ci attende un'abbondante colazione e la spesa al vicino supermercato; tutto in previsione di una splendida gita alla Gola di Gorropu, sempre guidati dal nostro Milzo.
Questa volta si parte direttamente da Cala Gonone e si inizia immediatamente con una bella e ripida salita  lungo una strada nel bosco. La vegetazione intorno a noi è rigogliosa, prevalentemente costituita da lecci, corbezzoli, ma ricca di tantissime specie erbacee, fiori... un bel vedere. Giunti presso una pozza acquitrinosa, dove sostano ad abbeverarsi gli animali che pascolano nei dintorni, facciamo una pausa anche noi. L'acqua ha il colore del fango, un mangia e bevi. Il bosco attorno a noi è fatato, con piccoli folletti che svolazzano brillando al sole, prendendosi gioco di noi babbani.

Si riprende a salire su un fondo molto smosso di pietrisco, dove spicca la caparbietà, la decisione delle due donne del gruppo; Elena e Samanta non mollano mai e superano i maschietti che sono scesi dalle loro bici. Poco dopo arriviamo presso la località Sutta-Terra dove si trova una roccia dalla particolare conformazione ad arco. Scattata la foto di gruppo, puntiamo il nostro sguardo, e le nostre biciclette, all'affascinante Gola di Gorropu.

Percorso un breve tratto su asfalto, presa la deviazione su sentiero, alla prima pietra, Lisabike rompe il cambio. Vito, sempre al lavoro in questi giorni, impegnato nella riparazione di vari guasti meccanici, soprattutto alla bici di Dario spacum so tot, questa volta è messo in seria difficoltà: va bene tutto, ma la moltiplicazione dei cambi e dei pignoni non è ancora in grado di farla. Ci si arrangia convertendo la bici in single speed.

Gorropu (foto Lisabike©)
La Gola di Gorropu e un luogo che vale proprio la pena di visitare, un luogo più sacro di molte chiese dell'uomo.
Il torrente che durante la stagione delle piogge prepotentemente scava la pietra, smuove rocce, tronchi e cambia la conformazione del territorio, durante l'estate scorre silente in profondità. In superficie rimangono poche pozze d'acqua. Iniziamo la nostra visita a piedi e man mano che ci addentriamo nella gola, sento le mie emozioni amplificarsi. Sento le gocce d'acqua scendere dalle pareti del canyon, sento le rondini svolazzare qua e là, il rumore del vento e.... i BdB che non stanno zitti un secondo. Non ne posso più e decido di staccarmi dal gruppo. Come si sta bene da soli. Mi siedo su un grosso masso bianco e attendo. Rivolgo il mio sguardo in alto, dove finisce la montagna ed inizia il cielo, sento una grande pace dentro di me. Le fronde degli alberi sono scosse da un vento fresco che ulula incanalandosi nella gola; istantaneamente il sudore sulla mia fronte si asciuga. Vorrei rimanere qua più a lungo, ma gli altri stanno già tornando. Io proseguo ancora un po' addentrandomi nella gola, ma non voglio farmi aspettare troppo e quindi faccio dietro front. Smarrisco un paio di volte la retta via, indicata da segni rossi sulle pietre, e mi trovo di fronte a grosse rocce praticamente insormontabili. Ritrovato il percorso corretto, eccomi di nuovo in gruppo, e di nuovo in sella. Sono accaldato e vorrei andare a fare un bel bagno nel torrente che si vede a fondo valle, ma vedo tutti proseguire e quindi mi perdo questa occasione. Occasione che non si lasceranno sfuggire invece, a mia insaputa, Gigi e Stéen.

Spettacolare l'organizzazione del Milzo per la cena, con la lista dei piatti ordinati, abbinati alla persona, per evitare qualsiasi inconveniente. Tutto filerà liscio come l'aglio, oglio e peperoncino...
Dopo pranzo un bel bicchierozzo di mirto e poi, con gli ultimi superstiti della giornata, il gelato nella cialda giù al porto. Quando vado a letto, Dario e Stéen stanno già russando alla grande: che sinfonia! Gigi senza alcun riguardo accende la televisione, al che Stéen si rizza nel letto e borbotta qualcosa: chiaramente sta ancora dormendo, infatti la mattina dopo non ricorderà più nulla.

Per il terzo giorno ci aspetta il giro alla cala di Goloriztè, guidati da Compagigi. Dobbiamo portarci avanti con le auto per un bel pezzo di strada e la cosa è parecchio stressante per tutto il gruppo. Poi finalmente si inizia a pedalare. Le strade sono solitamente carrarecce piuttosto larghe, dal fondo pietroso molto smosso. Ad un certo punto, con un forte sbuffo, la gomma posteriore di Mabande è a terra; una roccia tagliente ha perforato il copertone e la camera d'aria. Fosse capitata a me una cosa del genere, con i tubeless avrei sparso lattice ovunque e sarei stato costretto ad inserire la camera d'aria. Invece Marco in un attimo sistema la sua gomma ed è in grado di ripartire.

San Pietro Apostolo (foto Lisabike©)
Ci fermiamo in località Golgo presso la Chiesa di San Pietro Apostolo. L'ambiente è molto particolare, sembra di essere in Messico, o comunque in qualche ambientazione da film western: noi i banditi in sella ad indomabili cavalli di metallo. Millenarie piante di Olivastro fanno da cornice alla candida facciata della chiesa, circondata da un recinto di pietra scura. Ripartiamo in salita su asfalto, fino ad intersecare la sterrata che scende in direzione Goloritzé. Facciamo una pausa per mangiare qualcosa ed ecco che si avvicina un gruppo di asini. In questi giorni frequentemente abbiamo incontrato diversi animali, allevati liberi nelle vaste aree dedicate alla pastorizia. Dei pastori però nessuna traccia...

Oggi non vediamo l'ora di tuffarci in acqua, di ammirare la bellezza di questa piccola oasi di mare, e dopo un tratto di sassoso sentiero, schivando una roccia dietro l'altra, sobbalzando qua e là, finalmente giungiamo al cospetto di questa meraviglia. Goloritzé si presenta a noi splendida, il mare tinto di mille sfumature blu, le coste frastagliate, scogli, spuntoni di roccia erosa dalle onde, archi disegnati dall'abile mano di madre natura. A fatica tratteniamo lo stupore, così come a fatica Stéen riesce a trattenere addosso a sé i vestiti ed in un attimo è laggiù, a nuotare libero.

Compagigi a Goloritzé (foto Lisabike©)
Un corso d'acqua dolce si tuffa in mare proprio in questa insenatura e lo avvertiamo chiaramente sulla nostra pelle per la bassa temperatura dell'acqua appena ci immergiamo. Nuotando verso il largo il tepore del mare ci riabbraccia con grande nostro sollievo. Protagonisti di due splendidi tuffi Stéen e Gigi, a proprio agio nell'ambiente marino. Il tempo di asciugarsi al sole e mangiare il panino ed ahimè è già ora di rientrare: vorremmo ammutinarci e disobbedire alla nostra guida, ma i calcoli per la risalita bici in spalla, ed il rientro alle macchine, sembrano non darci molte alternative. A malincuore indosso di nuovo i panni del ciclista e riparto con gli altri. Per alcuni tratti impraticabili siamo stati costretti a procedere a piedi, ma quando il fondo e le pendenze ce l'hanno permesso, siamo saliti sulle nostre bici. Intanto un temporale si sta abbattendo nei paraggi ed una pesante cappa d'umido ci circonda; sudo copiosamente e mi ritrovo con gli abiti fradici. Ad un certo punto decido di levarmi la maglietta, per togliermi questo fastidio dalla pelle. In tratto tecnico del sentiero, in discesa, con impegno mi diverto a stare in sella alla mia scorbutica 29er. Riunito il gruppo, presso il Rifugio Goloritzé, ci rinfreschiamo e reidratiamo con birra e lemonsoda (in crucco radler) ed è un sollievo, dopo il caldo patito in precedenza.
Ancora poca strada e rieccoci alle auto. Ci stringiamo le mani, facciamo i complimenti a Gigi per il giro e  rientriamo affamati al quartier generale. Stasera, per la gioia dei carnivori, per cena c'è il porceddu.

Tipico animale selvatico di Goloritzé (Foto Lisabike©)
Il primo piatto però è vegetariano ed è decisamente gustoso. Mi cimenterò in un bis molto volentieri, poi mentre Stéen si troverà alle prese con la testa del malcapitato porcellino, io infilzerò con la forchetta croccanti foglie di insalata e strisce di carote. Il dolce è un fagottino fritto, ripieno di formaggio, la seada: a piccoli bocconi riuscirò a deglutire anche quest'ultima pietanza. Va giù senza alcuna fatica invece il buon vecchio mirto. La passeggiata digestiva prima di andare a letto è d'obbligo, si va in spiaggia per sentire il ritmico rumore del mare: una piacevole ninna nanna. Tutt'altra cosa rispetto ai frastuoni della città: che odio!

Domenica sera, si parte per il rientro, ed i programmi per la giornata sono due: un gruppo si sposterà col gommone preso a noleggio, per le cale più caratteristiche che si trovano nelle vicinanze, dedicando l'ultima parte della vacanza al mare. Un altro gruppo pedalerà, accompagnato dal Milzo, in relax, sempre con destinazione il mare. Si suda abbondantemente sulla prima salita cementata che ci porta verso Cala Cartoe, ma manca poco per raggiungere la meta di oggi. Un nuovo tratto da esplorare si presenta davanti a noi, una via sterrata che si dovrebbe ricongiungere successivamente con la strada. Nel programma della giornata pianificato da Paolo, non poteva mancare un'explo, per dare quel tocco in più alla giornata.
Ma tutto viene stravolto dalla diserzione di alcuni BdB che si ammutinano in favore del cemento e dell'asfalto, e della via più diretta per il mare. Non faccio i nomi di queste persone per non screditarle in pubblico, trattamento che in verità meriterebbero nella maniera più assoluta...

A Cala Cartou (foto Lisabike©)

Lavori in corso (foto Lisabike©)
La divinità dei single track e delle explo, si infuria per il torto subito e provvede ad inviare presso la spiaggia delle grosse nubi e un po' di pioggia, per dispetto nei confronti di coloro che hanno snobbato il sentiero sterrato per la spiaggia e la siesta sotto il sole. A cala Cartoe iniziamo subito col fare il bagno, poi si gioca con la sabbia, si fanno riprese, si raccolgono legnetti... ma "non andiamo a vedere l'altra spiaggia che si trova poco più in là?" Anche in questo caso alla proposta del Milzo segue la diserzione di massa, ed allora le nubi si addensano sempre più, il cielo diventa plumbeo, il vento soffia sempre più forte ed incomincia a sentirsi qualche goccia.

È giunta l'ora di ritornare e facciamo in tempo a raggiungere il paese per l'ultimo gelato della vacanza, che si scatena il diluvio. Mentre prepariamo le valige nelle nostre stanze, fuori infuria un forte temporale e le strade si allagano nel giro di pochi istanti. Con i piedi in ammollo carichiamo le bici sul furgone ed i bagagli e siamo pronti per la partenza.
Saldiamo il conto con il Bed and Breakfast, che ci ha riservato un trattamento a dir poco speciale, e che merita i nostri complimenti e ringraziamenti, e ci rimettiamo in viaggio per Olbia.

E così, dopo aver toccato con mano la Sardegna più selvaggia ed affascinante, facciamo ritorno alle nostre chiassose città. Il dolce sapore di questa vacanza avrà la forza di contrastare il gusto amaro della vita di tutti i giorni? Della frenetica attività lavorativa con tutti gli stress che comporta? Fortunatamente sono riuscito a vivere al rallentatore queste giornate in compagnia, assaporando pienamente tutti i momenti che mi si sono presentati davanti. Tranne il bagno nel torrente, che sfortunatamente mi è sfuggito (vero Stéen e Gigi?).

Se tutto è filato così bene, se abbiamo potuto vivere tanti bei momenti e girare in bici con tranquillità per queste zone impervie, se abbiamo potuto rilassarci la sera e rifocillarci in un ambiente accogliente e gioviale, è grazie all'impegno di chi, prima di noi, ha fatto un duro lavoro, si è dato da fare e ha organizzato la trasferta del gruppo.

Grazie Milzo, per la grande disponibilità, e grazie anche a Gigi che ha dato il suo contributo.
Anche a Dario, che si è occupato del trasferimento delle biciclette con il furgone, va detto grazie.
Grazie ed arrivederci alla famiglia Pira che ci ha ospitati.

La prossima vacanza sarà diversa, vero Milzo? Dario? Ti è arrivato il telaio? ;-)

mercoledì 8 giugno 2011

Monte Carena

Compagigi corona l'idea di Chicco di salire sul monte Carena,non mi faccio scappare l'occasione e li seguo,ecco il bel report di Gigicompa:

Sono stupito...
come è possibile che fino ad oggi questo monte con la sua bella salita e soprattutto con la sua bellissima discesa mi sia rimasto sconosciuto ????


Ho una sola spiegazione, ci sono troppi percorsi "strafighi" nelle vicinanze

Guardando le foto satellitari e le cartine mi ero fatto un'idea completamente sbagliata della salita. La immaginavo dura, anzi durissima con rampe e pezzi impraticabili, niente di più sbagliato, la salita è talmente piacevole che lascia il tempo per guardarsi intorno e permette di riprendere fiato proprio quando se ne ha bisogno.



Solo l'ultimo tratto per arrivare alla Santella dell'arciprete è un "muro erboso" che va fatto con la bici a spalle ma sono veramente 10 minuti



Una volta sulla cresta si gode di un panorama da urlo, e da qui raggiungere la cima del Carena e poi la Croce sopra Bagolino non è assolutamente difficoltoso




..a questo punto, visibilmente soddisfatto, Mauro dice" ..anche se la discesa è su stradello, asfalto o si fa a piedi , va già bene cosi.

Invece NO, 1000 mt di discesa bellissima , mai difficile ma con un che di piccante, tutta su sentiero fino a quota 1100




Solo per qualche decina di metri, subito dopo le Malghe, bisogna scendere dalla bici, il resto una vera goduria, un sentiero "vecchio" ma fatto da gente che sa come si costruiscono i sentieri, insomma un sentiero degno dei migliori della Val Dorizzo

BDB - BIKERS DI BRESCIA: Monte Zugna 22 maggio 2011

Video del Monte Zugna 22 Maggio 2011

Monte Zugna 22 maggio 2011 from Vittorio Casciotta on Vimeo.