domenica 5 febbraio 2012

Ciclotour Islanda: tra fantasmi e natura

Verso maggio come ogni anno interrogo i miei compagni di avventure sul da farsi per le ferie estive. Quest'anno vorrei fare un giro cicloturistico al posto della traversata dei monti. Le risposte non erano proprio convinte pero inizio a guardare un po di possibili itinerari e leggi di qua, leggi di la sono incappato in un resoconto di un viaggio in Islanda. Lo leggo , guardo le foto e alla fine il mio pensiero e: Che posti meravigliosi, un giorno mi piacerebbe andarci. Dopo qualche istante pero un altro pensiero mi assale: Ma cosa devo aspettare per andarci, basta farlo. E cosi qualche giorno dopo prenoto il biglietto, ecco sono al punto di non ritorno, adesso mi tocca organizzare tutto, compresa la bici che mi deve ancora arrivare.

Inizia il viaggio.

É arrivato il giorno della partenza, dopo mesi passati a preparare l'attrezzatura, assemblare la bici e organizzare il percorso da seguire oggi finalmente si parte. Finisco di impacchettare la bici con tutte le cautele necessarie e il resto dell'attrezzatura. Ho l'aereo alle 16.50, da casa mia ci vuole circa un ora e mezza, se tutto va bene. Si, se tutto va bene. Mi accompagnano i miei genitori, partiamo a mezzogiorno e appena entrati in autostrada un cartello luminoso segnala un'incidente e diversi km di coda, per fortuna che siamo partiti con un po di anticipo. L'incidente in autostrada ci fa fare un ora e mezza di coda circa ma alla fine arriviamo all'aeroporto di Linate in un orario ancora accettabile. Saluto i miei genitori, un po preoccupati per la mia sorte in quella terra lontana tutto solo, e mi avvio al check-in per imbarcare i bagagli.
Sono seduto in aereo e aspetto la partenza, fa molto caldo e io non sono vestito proprio leggero, per essere pronto per la temperatura all'arrivo. Il viaggio prevede uno scalo a Londra, dove ne approfitto per cenare, tavolino con vista (sulla pista di atterraggio).
Dopo un'altro paio d'ore sono finalmente a Keflavik. Recupero il mio bagaglio e aspetto davanti alla porticina dei bagagli speciali la bici, che dopo un paio di minuti mi viene consegnata.
Sono finalmente in Islanda, in una terra lontana da solo. É la prima volta che affronto un tale viaggio, non so bene come muovermi, devo andare in campeggio, devo chiamarli, ma da dove. Chiedo allo sportello per informazioni turistiche dove il ragazzo, gentilissimo, chiama il campeggio e in pochi minuti mi vengono a prendere.
E quasi mezzanotte, monto la tenda e mi infilo nel sacco a pelo, mi addormento quasi subito.


Primo trimestre

La mia prima mattina Islandese la passo nel campeggio a preparare l'attrezzatura, la bici ma sopratutto devo prepararmi io psicologicamente, mi aspettano momenti difficili, fisicamente e psicologicamente, momenti di disorientamento e tutte queste cose devo affrontarle da solo. Prima di partire do un'occhiata alla cartina (cartina non proprio indicata a viaggiare, ma ci sono segnati i posti da turistici e curiosità del posto), guardo il percorso che mi ero prefissato a casa e noto che in molti posti dove passo ce disegnato un fantasmino: area infestata.
Verso mezzogiorno timidamente mi metto in strada, un po come un bambino al suo primo giorno di elementari, dopo la sicurezza che ti da l'asilo ti trovi ad affrontare un nuovo ambiente, nuovi compagni. Prima di mettermi seriamente in strada devo fare la spesa per i prossimi giorni e qui la prima sorpresa amara, il primo scontro con un nuovo compagno, il supermercato e chiuso e piove. Dopo qualche istante di riflessione trovo la soluzione, ritorno all'aeroporto e faccio la spesa li.
Adesso posso cominciare a fare sul serio. Volevo andare a visitare subito Reykjavik ma la superstrada a quattro corsie mi ha fatto cambiare idea e mi dirigo verso sud.
Nei primi chilometri mi sembra tutto cosi strano, cosi bello, e ben presto mi rendo conto delle grandi distanze che ci sono da un abitato all'altro. Le macchine sono pochissime e posso concedermi il lusso di pedalare in mezzo alla strada. Oltre alla vastità del territorio mi accorgo ben presto anche della quantità di cose da vedere, veri e propri spettacoli della natura che sono visibili in pochissimi posti al mondo.

Il ponte che collega due continenti.Io sono sulla crosta americana e la mia bici su quella europea.


Campi fumanti. Dietro si vede anche la nuova centrale geotermica. Questa centrale ha 13 pozzi dai quali prelevano l'acqua ricca di minerali a 340 gradi, per rafreddare i macchinari invece prelevano l'acqua direttamente dall' Atlantico. Bel esempio di come sfruttare le risorse che la natura ci ofre.



Poco più in la ce uno splendido promontorio con il faro.



La giornata e bella e col vento alle spalle i chilometri passano senza sentirli.

Piccola sosta per il pranzo.


A meta pomeriggio il primo boccone amaro, anche se non troppo e una cosa che mi ha lasciato perplesso, la strada principale di collegamento fra due paesi diventa sterrata. Questa mi mancava, sterrata si ma col limite di velocità di 70km/h, velocità alla quale u veicoli rovinano parecchio il fondo stradale.

Strada 427


Verso sera devo cominciare a cercare un posto per piantare la tenda, cosa non proprio semplice dato che tutto il terreno intorno alla strada e di proprietà e sopratutto non ce niente di niente.



Quasi al tramonto passo un bivio dove su un cartello e segnalato un campeggio libero.
Monto la tenda nel campeggio, trattasi di un prato con dei tavoli da picnic qua e la e una casetta con i bagni, nulla a che vedere con i campeggi che sono abituato a vedere. Oltre a me ce una coppia in tenda e un'altra con un fuoristrada attrezzato da camper.
Il primo giorno di scuola e finito...




Stamattina risveglio sotto una pioggia fine, pioggia che mi ha accompagnato per il tempo di preparare i bagagli, piegare la tenda, dopo ha iniziato a soffiare anche il vento, naturalmente contrario alla mia direzione di marcia.

Lunghi rettilinei dove non si vede la fine. Sembra di pedalare verso l'infinito. Dovro abbituarmici.


A mezzogiorno sta ancora piovendo e io sto lasciando la costa dirigendovi verso l'interno, verso i gaiser, l'ideale sarebbe raggiungerli entro sera ma mi separano troppi chilometri da fare con queste condizioni climatiche. Dopo un primo momento di pace e di studio reciproco il mio compagno di giochi ha deciso di darmi battaglia, ma non sa che io sono testardo, spero più testardo di lui altrimenti per me e la fine.
E già ora di trovare un posto per la notte e mancano ancora una quindicina di chilometri ai gaiser, ha smesso di piovere, mi fermo in un agglomerato di case, dove ce il solito campeggio, un prato con qualche tavolino e questa volta nella casetta coi bagni ce il riscaldamento e l'acqua calda, ovviamente proveniente da una sorgente termale. Cosa che assolutamente non disdegno dopo 8 sotto la pioggia, mi sento umido ovunque.
Anche oggi la lezione e finita, vediamo cosa mi aspetta l'indomani...

Cavallo curioso




Da lontano vedo lo sbuffo di vapore del gaiser quando esplode e spara l'acqua verso il cielo, sono emozionato, lo ammiravo sempre nel libro che mi hanno regalato da piccolo Le meraviglie del mondo. Arrivato sul posto vedo tanti turisti con qualsiasi mezzo e parecchie strutture ricettive. Una veloce passeggiata in questo campo di gaiser e poi tutti con l'obiettivo puntato e il dito sul grilletto pronti a scattare. Esce regolarmente acqua fumante, poi ad un tratto si gonfia, risucchia l'acqua e poi di nuovo si rigonfia, ecco ci siamo tutti pronti e BOOM...

Questo e lo Strokkur, erutta ogni paio di minuti.


Questo e il gaiser famoso che compare su tutte le cartoline che eruttava fino a 80m. Purtroppo grazie ai turisti che ci buttavano dentro le pietre per farlo smuovere erutta due o tre volte al giorno.


Finito col gaiser, altra cosa che voglio vedere prima di dirigermi verso l'interno sono le cascate Gulfoss, le più famose d'Islanda.Ci metto più di un'ora contro vento per raggiungerle, molto spettacolari con il loro doppio salto nel vuoto.

Bellissima cascata a doppio salto. Mentre fa il secondo salto solleva un muro verticale di spruzzi.


Da qui parte la pista interna dello Kjolur, la mia intenzione e invece di fare lo Spresigadur quindi ritorno sui miei passi e in 10 minuti col vento a favore rifaccio la strada verso i gaiser e prendo un'altra strada sterrata. Queste strade hanno un fondo molto irregolare e in quel momento mi vengono in mente le parole di un mio compagno di uscite, Il lonfo: Io viaggiavo con una bici da corsa bella leggera, 8 kg... Per fortuna che la mia pesa più del doppio e ha le ruote molto robuste.

In lontananza il monte Hekla. E il più famoso e attivo vulcano Islandese, erutta ogni 10 anni circa. Gli antichi credevano che qui ci fossero le porte dell'inferno.


Anche questa giornata passa velocemente e non avendo una tabella di marcia verso sera arrivo nell'ultimo paesino prima del deserto. Solito campeggio deserto, qualcosa mi fa pensare che alla fine di agosto e già tardi per fare le ferie in Islanda.



Tramonto dal campeggio


E finito il periodo di adattamento alla nuova scuola, da domani si comincia a fare sul serio...

Secondo trimestre ( il deserto interno)

Arnes, ultimo abitato prima del deserto sub-artico nel quale mi sto per inoltrare in solitaria. Per i prossimi 300 km fino ad Akureyri ci sono solo tre avamposti di civiltà.
La giornata parte discretamente con un forte vento che mi soffia in faccia, vento che mi fa sbandare sulla strada, per fortuna che qui le strade sono larghe e prive di traffico, passera un veicolo si e no ogni quarto d'ora.



Pedalare in queste condizione e particolarmente stressante si dal punto di vista fisico che quello psicologico, il costante frusciare del vento nelle orecchie e qualcosa di insopportabile per non parlare della difficoltà che si ha nel manovrare la bicicletta. Il terreno intorno e quasi desertico non ci sono ne edifici ne alberi e per di più con questi interminabili rettilinei, per affrontare quelli più lunghi ci si mette quasi un'ora. Nel primo pomeriggio mi prende un momento di sconforto e mi giro più volte indietro chiedendomi se non e meglio girare le ruote, mi siedo dietro un grosso masso per ripararmi dal vento per mangiare qualcosa e per decidere il da farsi. Tolto il sibilo incessabile del vento nelle orecchie la mente ritorna lucida, si va avanti. Lungo quei interminabili pezzi di strada assolutamente dritta bisogna trovare il modo per ingannare il tempo e si comincia a pensare...qualsiasi cosa va bene, basta tenere impegnata la mente.
Passo l'ultimo rifugio civilizzato per guadagnare più strada possibile, domani prevedo una giornata mooolto difficile.

Nel vedere questo mi sono immaginato la famiglia in viaggio:
"Papa, papa, devo fare pipi!" , "Va bene figliolo, ci fermiamo al prossimo distributore."



Pianto la tenda all'imbrunire appena imboccato lo sterrato che attraversa il deserto.
La prima notte in mezzo al NULLA...



Durante la notte mi sveglio spesso per il forte vento che spazza la mia tenda, ogni volta spero di essere stato abbastanza bravo a piantarla. E la prima volta che non dormo tranquillo nella mia tendina.
Mi sveglio la mattina di buon ora ma fatico ad alzarmi, l'aria e fredda e si sta cosi bene al calduccio del sacco a pelo.
Nel piegare la tenda la polvere lavica si infila ovunque , cosi oltre che umida adesso e anche piena di sabbiolina fine fine ovunque.
Soffia un forte vento da nord che frena costantemente la mia avanzata. E talmente forte che in pianura procedo a non piu di 6-7 km/h e anche nelle discese devo pedalare se non voglio fermarmi.

Il vento e difficile da far rendere in foto, ma qui un po si percepisce



Lotto per ore contro la furia di questo elemento naturale che mi sbalza a destra e a sinistra sulla strada. Ad un certo punto vedo due sagome in lontananza sulla strada, prima di poterle distinguere bene cerco di capire se sono 2 cicloturisti che hanno il vento a favore, no troppo lenti. Avvicinatisi ancora un po vedo chiaramente che sono due persone a piedi. Meno male che ce gente più matta di me che il deserto lo sta attraversando a piedi. Dato il forte vento ci si saluta, ci si fa i complimenti a vicenda e poi velocemente ognuno per la propria strada.

Ghiacciaio Hofsjokull


Si fanno progressi




Dopo ore e ore passate a spingere fortemente sui pedali rapporti da salita controvento non so bene quanto manca alla meta che mi sono prefissato, il rifugio Nyidalur. Dato il forte vento e il terreno sabbioso/sassoso che rende molto difficile piantare la tenda e la totale assenza di ripari dal vento devo raggiungere un punto civilizzato. Dopo parecchi momenti di sconforto durante la giornata verso sera penso di essere arrivato a uno stato d'animo zen, in pace con gli elementi, cosi dopo aver cenato dietro a un masso abbastanza grande da acucciarmi dietro, mi metto dei vestiti pesanti addosso e decido di andare avanti anche col buio.

La giornata sta finendo


La giornata e finita


Avere la bici atrezzata con luci e un grande vantaggio. La temperatura e scesa di molto ma non ho freddo. Quei 2 o 3 fuoristrada che passano di li si fermano e mi chiedono se ho bisogno di aiuto, se sto bene... Rimangono stupiti nel vedere che e tutto a posto e che non ho bisogno di niente.
Ormai e buio e dopo 12 ore e 70km di bici vedo un cartellone stradale che mi dice che mancano ancora 20 km a Nyidalur. Una botta morale, pensavo di essere quasi arrivato. In quel momento sopraggiunge l'ennesimo pick-up enorme, è un guardia parco del Parco nazionale del Vatnajokull (e il più esteso ghiacciaio sulla terra dopo i poli), a bordo ce anche una graziosa fanciulla. Anche loro mi chiedono come sto e se avessi bisogno di aiuto. A quel punto il mio orgoglio di autosufficenza e spazzato via dal vento e accetto il passaggio offertomi fino al rifugio. Certo che tira più un pelo...
Caricato la bici e tutti i bagagli sull'enorme cassone mi godo il viaggio in macchina, fuori ci sono 0 gradi. Arrivati al rifugio inizia a nevicare, mi corico nel sacco a pelo e mi addormento praticamente all'istante.
In questa giornata sono stato messo a dura prova sia fisica che mentale, un pensiero, se mi dovesse succedere qualcosa in quel deserto sub artico, lontano da tutto alla fine il panico non ha avuto il sopravvento e con tutte le difficoltà la mente e rimasta lucida e tutto sie risolto per il meglio grazie anche a un po di fortuna. Ho imparato ad accettare aiuto e non dimostrare a tutti i costi che ce la faccio da solo.


Nonostante la faticosa giornata di ieri e le poche ore di sonno sono in piedi prima delle 8, gurdando fuori dalla finestra noto che il nero della lava ha lasciato il posto a un velo di neve. In quel momento provo una felicità nel non essere nella mia tenda ma dentro un rifugio. Dopo una bella colazione in compagnia degli altri ospiti parto in direzione Laugafell.

Tungnafellsjokull...


Il rifugio Nyidalur




Il paesaggio e uguale a ieri, seppur affascinante e stancante vedere intorno a se sempre le stesse cose per cosi tanto tempo, ce lo stesso ghiacciao alla mia sinistra ormai da tre giorni, sembra di pedalare e pedalare e fare pochissima strada.

Hofsjökull...Sono 3 giorni che pedalo per girargli intorno e finalmente e alle mie spalle.


In un posto cosi non si può pensare alla meta ma si va avanti rettilineo dopo rettilineo, cunetta dopo cunetta, ci si pone un traguardo, fin dove si riesce a scorgere la strada, arrivato a quel punto vedo il prossimo traguardo.

In questi rettilinei rimani un po stupito dalla immensita e tanto sconfortato nel vedere quel lungo pezzo di strada dritta che si perde all'orizzonte.


Non mi faccio mancare niente, neanche qualche guado.
Dopo un po di esitazione decido di afrontarlo in sella. Riesco ad arrivare dall'altra parte senza pagnarmi i piedi. Grazie Gorotex



Altro guado


Traguardo dopo traguardo e col vento laterale verso le 16 vedo la mia meta giornaliera. A Laugafell ce una pozza di acqua calda naturale nella quale mi piacerebbe fare il bagno ma il vento con 4 gradi sopra lo zero mi fa cambiare idea.
Ripasso mentalmente la tabella di marcia ma ho un problema, non so che giorno è, e non so nemmeno da quanti giorni sono in giro ne fra quanti giorni ho l'aereo, devo tirare fuori il quaderno e verificare. Che bella sensazione liberarsi dall'ossessione del tempo, ore e minuti sono spariti, il tempo si misura in giorni.
Domani si abbandona queste lande desolate e si ritorna nella civiltà non so bene se sono contento o mi dispiace, sicuramente se non ci fosse questo vento prolungherei la mia permanenza nel deserto, ma sono in ritardo sulla tabella di marcia di un giorno.
Appena tramonta il sole sono già nelle braccia di morfeo.



Una cosa della quale sono affascianto in questo posto sono le segnalazioni stradali nel bel mezzo del niente.


Verso mezzogiorno sono veramente stufo di pedalare nel deserto, e raggiunto la quota di 940m s.l.m. vedo la fine del deserto e l'inizio di una lunga discesa che dovrà riportarmi al livello del mare a una 60ina di km di distanza. Sento la tensione diminuire, ho vinto io, sono ancora vivo dopo l'atraversamento del deserto. In lontananza vedo la prima fattoria, prima pero di tornare nella civiltà mi godo un ultimo momento di solitudine e ne approfitto per pranzare.

La fine del deserto


Pausa pranzo


Grundarkirkja...E forse la piu bella chiesa in Islanda.


Akureyri, con 17.500 abitanti e la seconda città Islandese, praticamente 5500 abitanti in più del paese in qui vivo.
Giungo ad Akureyri nell'ultimo giorno del festival delle arti, ci sono esibizioni di vari artisti sparsi un po per tutta la cittadina.

Vista notturna dal porto


Lancio delle lanterne


Spettacolo di circensi


Paseggiando per la via principale un frastuono in una via laterale cattura la mia curiosità. E un gruppo hard-death metal (ma che ne so io), vestiti come dei boia. Al Diretur sicuramente piacerebbero.


Akureyri dalla chiesa


In questo campeggio affollato faccio molta fatica ad addormentarmi, troppe luci all'esterno, troppo rumore, macchine che passano, gente che parla per strada, ormai mi sono abituato alla solitudine dei giorni passati.
E finito un altro periodo di scuola, momenti difficili, di sconforto, di allegria, di entusiasmo ma sicuramente qualcosa l'ho imparato.


Terzo trimestre (la parte civilizzata)

Proprio non ce la faccio ad alzarmi presto la mattina, dopo uno sforzo emergo dalla tenda, come al solito bagnata e in più piena di polvere nera all'interno, ma c'è qualcosa di strano nell'aria tuttavia subito non mi rendo bene conto di cosa sia. È proprio l'aria che e strana e dando un'occhiata alle bandiere del campeggio noto che sono girate al contrario rispetto a ieri sera. Dopo quattro giorni che soffiava da nord-nordest e la mia direzione era a nord ieri sera ero contento che giravo le ruote verso sud-est, ma il vento con precisione chirurgica oggi proviene da sud-est, quando si dice la legge di murphy: il vento soffia dalla direzione nella quale devi andare. Va beh pazienza, tanto non posso farci niente.
Se fino ad ora ero nei posti isolati dove passava al massimo qualche mezzo motorizzato all'ora, qui sulla strada n.1 il traffico e abbastanza sostenuto tra macchine, fuoristrada, tir e camper, almeno mi tengono alto il morale salutandomi e facendomi il segno del pollice alzato. E siccome al peggio non ce mai fine oltre al vento in faccia e al traffico sostenuto sto andando in contro a un bel temporale.
Per ingannare il tempo scruto le macchine che passano e ad un certo punto mi sorpassa un Mitsubishi Outlander grigio, ma allora il Diretur e venuto a vedere il gruppo metal.
A metà di una salita sotto la pioggia controvento vedo una rana sulla strada e mi ricordo di una scena comica accaduta pochi giorni prima di partire in un giro con i miei compagni di uscite, mi metto a ridere da solo come un deficente in mezzo alla strada, ridere cosi forte che mi sono dovuto fermare. E proprio vero che più le condizioni sono difficili, più si amplificano le emozioni, piccole paure diventano grandi paure, piccole ansie diventano crisi di ansia, e anche i piccoli momenti di felicità diventano esilaranti risate. Chissà cosa avranno pensato gli'automobilisti vedendomi ridere in quelle condizioni climatiche.

530 di quota sembra di essere a 2600 con vnto , pioggia e chiazze di neve poco piu in alto.


Una delle piu famose storie di fantasmi e ambientata in questa zona.
Sapete cosa vi dico: non faccio fatica a crederci.



Per essere un vero "Uomo islandese" devi essere capace di nuotare fino a quest'isola nudo con una torcia in mano cantando l'inno nazionale.


Sono passati ormai 85km da quando ho lasciato Akureyri e non sono ancora arrivato al paese successivo ma ne ho abbastanza del traffico della n.1 ring e pur di evitarlo prendo una strada meno battuta dalla massa, allungando il mio tragitto di 15km.
Al campeggio di Svalbardseyri, che non e altro che un prato in mezzo al paese, si proprio in mezzo al paese, vicino alla scuola, una bella doccia calda toglie tutte le fatiche della giornata.

Sauðárkrókur...e il suo campeggio che non e niente di piu di un prato in mezzo al paese con bagni e doccie confortevoli però.



Il centro del paese



Quando pensavo che le fatiche erano finite e che finalmente potevo rilassarmi un po entrano in gioco altri elementi che avevo sottovalutato in precedenza, la pioggia e il traffico. Ma se contro la natura non posso farci niente, intervengo la dove posso, il traffico. Cosi cartina in mano individuo strade secondarie che mi facciano evitare il più possibile la famosa n.1.
Scelta saggia, ritorno a pedalare tranquillo in mezzo alla strada e mi sposto soltanto quando sento sopragiungere una vettura, che con l'asfalto ruvidissimo che hanno in Islanda le gomme si sentono a centinaia di metri. Durante il tragitto mi fanno compagnia le pecore che pascolano ai bordi della strada e ogni tanto si alza in volo uno stormo di anatre. Anatre che immagino in bel piatto nelle ricette più varie ma anche semplicemente fatte sopra un fuoco, passo anche parecchi km a pensare (tanto oltre a far andare le gambe non ho nient'altro da fare) come catturarne una per la cena.



Ritornando sulla n.1, evitarla ancora comporterebbe allungare la strada si 85km, il che non mi sembra il caso. Dopo una 50ina di km percorsi mi fermo in un grazioso villaggio di pescatori, ma e troppo presto per fermarsi per la notte, va beh, vado avanti fino al prossimo paese a “soli” 50km più avanti.

Blonduos


Hvammstangi e un grazioso paesino a 6 km dalla stada principale di 570 anime dove si trovato tutti i servizi che ti servono, hanno anche un ospedale. Seguendo le indicazioni per il campeggio la strada mi posta un po fuori dal paese, più precisamente nei pressi del cimitero. Ecco se si crede nei fantasmi non e il posto ideale per trascorrere la notte.

Nei pressi di Hvammstangi...questi cavalli sono l'unica specie di cavalli presenti sull'isola, dato che gli Islandesi hanno vietato l'introduzione di qualsiasi altra specie per non contaminare la razza


Campeggio con vicini tranquilli...dietro quella siepe avevo piantato la mia tendina


Tramonto dal campeggio


Oggi l'ambizione galoppa a briglia sciolta e la mia meta si trova a 130km con poco niente in mezzo e il tempo incerto. I vicini non mi hanno infastidito durante la notte oppure non gli ho sentiti io perche dormivo un sonno troppo profondo.

Cerco di lasciare il piu in fretta possibile la strada n.1 che e molto trafficata e ne prendo una molto meno trafficata.


Sono su di una strada sterrata lontano dal traffico nella terra di mezzo, aspetto che qualche creatura magica faccia la sua comparsa da un momento all'altro, ma aparte le pecore non ce anima viva.



Nei pressi di un lago vedo una struttura fatta di terra nel saltare sul marciapiede per leggere le informazioni sull'edificio pizzico la gomma anteriore. Dopo il deserto sub-artico sono stato fermato da un marciapiede. Va beh poco male, riparo la gomma e ne aprofitto per mangiare qualcosa, mi aspetta ancora tanta strada.

Ricostruzione della fattoria (realizzata utilizzando solo strumenti e materiali disponibili in epoca vichinga) di Eric il Rosso. Padre di leifur Eiriksson, che si ritiene sia stato il primo europeo a raggiungere l'America



Per darvi queste chicche ho dovuto anche affrontare un incoveniente meccanico


Già tanta strada, alle quattro e mezzo di pomeriggio a un incrocio vedo che la mia meta e a 76km. Imboccando quella strada mi sorpassa un fuoristrada che mi suona e mi salutano, sono le stesse tre ragazze che hanno pernottato al campeggio vicino al cimitero la notte scorsa. Gli mando un bacio di risposta e in breve tempo spariscono dalla mi vista.

Lungo la strada mi fermo spesso per ammirare il paesaggio in questa "giornata soleggiata"


Pedalando con un obiettivo traguardo in testa, quest'ultimo sembra non arrivare mai, sembra sempre più lontano. Alle nove e mezzo di sera finalmente sono arrivato al campeggio di Stykkisholmur (non ho mai capito come si pronuncia) dove con la precisione di uno svizzero la leggera piogerellina che mi ha accompagnato nei ultimi 50 km si trasforma in una forte pioggia nel solo tempo di montare la tenda.

Campeggio super lusso, dotato anche di collegamento Wi-fi gratuito


A Stykkisholmur mi fermo mezza giornata per riposare e l'intenzione di fare una piccola crociera turistica, cosa che invece non faro dato che sono arrivato al porto con 20 minuti di ritardo.

Il porto e situato in un porto naturale protetto da un'isola di basalto.


Lava dei folli guerieri...e la traduzione del cartello.


Queste lande cosparse da bizzarre figure di va con in terra un tappeto di muschio. Non vorrei trovarmi li la sera con un po di nebbia, potrei cominciare a crede alle leggende islandesi.


Il mare da una parte e il lago dall'altra


Church mountain...Questa montagna era stata venerata dai primi abitanti che arrivarono in questi luoghi


Che bello non avere una precisa tabella di marcia e poterla variare in base alle proprie sensazioni, cosi dopo una giornata tranquilla e rilassante (88km alla faccia del rilassante) passo oltre al paese che mi ero prefissato fino all'abitato di Rif (definirlo paese mi sembra troppo generoso con i suoi 140 abitanti).

Pausa pranzo


Un'altro campeggio tutto per me


Pianto la tenda ai piedi del famoso vulcano Sneafellsjokul. E qui vi starete dicendo: Ma chi lo conosce. Beh tanto per farvi un idea e lo stesso vulcano che Giulio Verne descrive nel suo romanzo Viaggio al centro della terra cit.: «-Discendi nel cratere dello Jokull di Sneffels che l'ombra dello Scartaris viene a lambire prima delle calende di luglio, viaggiatore ardito, e giungerai al centro della Terra. Ecco quello che io feci.
Arne Saknussemm-»

Ancora oggi alcuni gruppi New age credono che questo vulcano sia uno dei grandi “centri di energia” della terra.

Sta di fatto che l'unico fazzoletto di cielo limpido era sopra il vulcano , anche se questo non si riusciva a vedere.


Chiesa sotto il Snæfellsjokull



In queste terre ci sono numerose leggende figuranti trolls e fantasmi, non e difficile immaginare il perche, lungo la strada che gira intorno al vulcano ci sono numerosi spuntoni di basalto che affiorano dalla sabbia che nei giorni di nebbia assumono un aspetto assai sopranaturale.

Troll?




Cosi dopo aver deciso per la strada piu lunga intorno al vulcano Sneafells allungo la tappa di soli 60 km, pero non avendo una meta precisa vedrò durante la giornata dove fermarmi per la notte.

Guðríðr Þorbjarnardóttir, la piu famosa donna islandese.
La statua di una donna con suo figlio sulle spalle, la quale ando in america molto prima di colombo. Suo figlio fu il primo bambino europeo nato in nord america.
La statua si trova dove un tempo c'era la sua fottoria.





Fine dei sali e sceni che ho percorso nei giorni passati, adesso e tutto piatto per i prossimi 100 km



Dopo mezza giornata ad ammirare le meraviglie della natura di questi posti arrivo fino a una lunga distesa piatta somigliante molto alla pianura padana, il paesaggio e monotono, a destra e a sinistra c'è bassa vegetazione dove pascola il bestiame. E siccome in fatto di idee malsane non sono secondo a nessuno decido che quella landa noiosa la atraversavo in giornata fino alla prossima città degna di nota, Borgarnes.
Dai che te dai, alle dieci e mezzo arrivo al campeggio di Borgarnes. 160Km di tappa, sono soddisfatto delle mie prestazioni, ceno e poi a nanna.
La vacanza sta volgendo al termine, ho ancora un paio di giorni e sono a una giornata e mezzo da Reykjavik.

Borgarnes...Posizione della cittadino molto pittoresca.


Snæfellsjökull. Finalmente riesco a vedere questo famoso vulcano.



Hvalfjörður...devo solo girarci intorno, dato che la galleria per passarci sotto e vietata alle bici.


Dopo circa 30 km controvento mi fermo in fondo al fiordo dietro a una scultura di pietre a mangiare qualcosa godendo di un notevole panorama.



Presumo che sono rovine di qualche comunita o abitante del posto, il cartello informativo era solo in islandese. Complimenti per la posizione comunque


Poco dopo le rovine antiche ci sono dei resti ben piu recenti, ma e possibile che hanno fatto un pontile e non lo hanno usato?


Hvitanes...Su uno spiazzo poco piu avanti ce un tabellone illustrativo che spiegava cosa sono quei resti. Trattasi di resti della base Inglese durante la seconda guerra mondiale.


Lungo la strada n.1


Sono ormai quasi arrivato a Reykjavik ma mi fermo nella citta prima, almeno mi evito un po di casino per questa notte.


Sono ritornato nella tabella di marcia che mi sono prefissato prima di partire, mi godo gli ultimi km di serenita prima di arrivare nelle vicinanze della capitale, qui il traffico e paragonabile alla tangenziale di Milano, con l'unica differenza che a Reykjavik ce una fitta rete di piste ciclabili. Nonostante il tempo a disposizione scappo dalla metropoli velocemente, quasi due settimane nella natura selvaggia mi hanno abituato alla tranquillità, dovevo visitarla il primo giorno, pazienza sarà per la prossima volta.

Reykjavik


Un ultimo ostacolo mi separa da Keflavik, la superstrada a quattro corsie, che secondo la mappa e l'unica strada. Dopo qualche chilometro vedo una strada staccarsi dalla superstrada e d'istinto la prendo, mai scelta fu più giusta, infatti riesco a raggiungere Keflavik sulla vecchia strada sterrata che lo collegava alla capitale.

Ho notate queste strane realizzazioni di pietra su ogni strada in ingresso a Keflavik


Ritornato al campeggio da dove sono partito due settimane prima timido e impaurito da questa terra estranea, adesso invece che ho imparato a conoscerla mi muovo con sicurezza, come fare un giro dietro casa.

Anche qui come ad Akureyri ce una ferta questo finesettimana, e la Notte delle luci (Night of lights) ove sono previsti i fuochi d'artificio. La serata la passo in mezzo alla folla accorsa per questo evento. E incredibile quanta gente attirano queste manifestazioni.

Anche qui ce la festa per concludere la stagione estiva: Night of lights. Ce un concerto con un gruppo che e molto Francesco De gregori style.


Ritornato al campeggio iniziano i fuochi d'artificio.


Ho una giornata libera per preparare i bagagli e riposare un po, decido di fare il turista e fare un bagno nella famosa Laguna blu. Lasciando quasi piu di 20kg di bagaglio al campeggio la bici sembra volare e quasi senza fatica percorro i 20km che mi separano da questa meraviglia naturale. Arrivato sul posto vedo tanti autobus che lasciano giù i turisti, entrato nella struttura mi rendo conto che si tratta di una spa di lusso, troppo lusso cosi riprendo la mia biciclettina e me ne torno verso il paese, il resto della giornata la passo a fare il turista per i musei del paesino.

Laguna blu. Il laghetto e bellissimo ma le terme sono affollate di turisti, autobus che lasciano giu gente di continuo. Troppa gente per i miei gusti cosi mi giro e torno in paese.


Centrale geotermica


Questa e la ricostruzione di una fattoria vichinga con all'interno il cortile con tutti gli animali per sopravivere ed essere indipendenti dal mare.


La statua di Erik il Rosso


Nel tornare a Keflavik mi fermo al museo vichingo.
La nave sotto e stata ricostruita come l'originale che usavano all'epoca e ha percorso il tragitto Reykjavik- New York secondo le rotte vichinghe. In seguito e stata riportata in Islanda e messa in questo museo.



Pietra con rune.Qui sono scritti tre nomi con le rune


La mia vacanza e finita e con essa anche l'anno scolastico con questa maestra, ho imparato tante cose, non so esattamente cosa ma ne sono uscito più ricco.

Ultimo sguardo sul mare.. e poi si torna a casa. E finita anche questa meravigliosa avventura.


La nota dolente e stata al rientro a Linate dove mi hanno smarrito la bici, per fortuna che e sucesso al ritorno. Bici che mi e stata riconsegnata a casa qualche giorno dopo.

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