mercoledì 8 dicembre 2010

Only Right Choices

Finalmente sabato sono ritornato a girare con i BdB. Che gioia!
Venerdì ritorno a casa tardi, è l'una di notte, piove acqua mista neve ed indosso il poncho nel breve tragitto da Piazza Lodi a Viale Po. Che magia la bicicletta, penso.
Infreddolito mi infilo sotto il piumone, che bello! Peccato che siano previste solo 3 ore di sonno. Dai, ogni tanto si può fare la mattata, mi ripeto mentalmente.
La sveglia non dà tregua e suona senza pietà all'ora prestabilita, mi alzo ma sono rimbambito, quasi barcollo. Ho la forza comunque per versarmi i cereali nella tazza ed il latte freddo del frigo. Brividi, sono nauseato dal cibo a quest'ora.
Ho quasi tutto pronto; mi infilo i vestiti da bici, raccolgo le mie cose ed esco di casa. Il Doblò è il mio mezzo di trasporto fino a casa del Milzo, a Mocasina; carico la bici, la borsa e lo zaino a cui sono appese le ciaspole. Non dovrei aver dimenticato nulla, avendo preparato il tutto la sera prima, con attenzione. Parto da casa che sono le 4:30 circa, il tempo non è migliorato ed i tergicristalli dondolano davanti ai miei occhi arrossati. L'abitacolo si scalda velocemente per fortuna, attorno a me solo i rumori del motore 1200 a benzina che va su di giri, l'autoradio non c'è.
Decido di prendere l'autostrada, e per la prima volta dopo un po' di anni di telepass, prendo il biglietto. La carreggiata è libera, tengo i 110 Km orari e incrocio solo qualche camion e poche macchine. A Brescia Est raccolgo qualche monetina per il casellante robot che gentilmente mi solleva la sbarra. Ricevo la telefonata di Dario che vorrebbe aggregarsi all'ultimo minuto, ed è in ritardo, dovendo ancora partire da Verola, lascio questa difficile decisione al Milzo.
Giungo a Mocasina e, caricata la vecchia Wolf Ridge, con un caffè facciamo passare un po' di tempo prima di partire verso il punto d'incontro con il Lonfo e "spacum so tot". Nel tragitto si ascoltano i Depeche Mode, il cielo si apre e spuntano le stelle, a Est albeggia. Nell'aria si avverte una certa eccitazione per l'inusuale avventura che stiamo per intraprendere. Ecco arrivare Dario, e dunque siamo pronti per raggiungere Molino di Bollone. Salendo con le auto sulla strada che porta a Navazzo, abbiamo modo di constatare che la quota neve è molto bassa, e l'asfalto incomincia a sporcarsi. Raggiunto il paese, per non rischiare, parcheggiamo e scegliamo di proseguire con le bici. Molto meglio così, una scelta giusta; solo scelte giuste. Sarà il motto di oggi.
Sonore risate nel vedere il Lonfo con gli sci legati allo zaino e gli scarponi ai piedi, un personaggio storico oserei dire. Rispetto assoluto.
Si canticchiano le melodie di Natale e ci si scambia gli auguri; viene automatico con un atmosfera così. Le facce divertite delle persone che incontriamo ci inorgogliscono, siamo fieri di essere un po' matti.
Tutto intorno a noi, un candido scenario: è stato come entrare per la prima volta nell'armadio de "Le cronache di Narnia" e fare ingresso in un mondo incantato. La salita su asfalto fino a Cima Rest ci ha permesso di scaldare i muscoli e pucciare l'ano, dato che la ruota posteriore sollevava, nei tratti più veloci, una bella striscia di acqua gelida che andava ad impregnare il fondo schiena. Al rifugio lasciamo le bici in un parcheggio custodito* e dopo aver bevuto qualcosa di caldo, ci incamminiamo nella neve. Il Lonfo con gli sci riesce a salire molto meglio di noi muniti di ciaspole. Affonda meno nella spessa coltre nevosa e ci prepara una pista più facile da affrontare. Noi, ringraziando, lo seguiamo.
In qualche occasione ci offriamo per trainare il gruppo, ma dobbiamo passare il testimone poco dopo per la fatica nell'avanzare con quegli impiastri legati ai piedi. Il tempo è ballerino, ma decisamente affascinante: a sprazzi di sole con il cielo azzurro che mette in risalto le bellissime montagne innevate, si alternano grosse nuvole grigie ed intense nevicate. Procediamo correttamente lungo il sentiero e saliamo, seppur lentamente, di quota, guidati dai segni sugli alberi, dalle tracce gps e dai nostri ricordi del luogo. È difficile distinguere i passaggi, ma ci ricordiamo del sentiero sotto di noi, e dei capitomboli che si son fatti scendendo da lì...
A quota 1700 siamo in procinto di uscire dal bosco e qui interviene il Lonfo che, dall'alto della sua esperienza con la neve, nella pratica dello sci alpinismo, e nell'evidente difficoltà a proseguire, ci consiglia "caldamente" di ritornare sui nostri passi.
Non esitiamo a dargli retta e iniziamo la discesa, che per noi ciaspolatori si rivelerà ugualmente difficoltosa, mentre regalerà al Lonfo sugli sci qualche emozione in più.
Con una certa fatica nelle gambe rientriamo al rifugio dove un piatto caldo ed un bicchiere di vino ci riscalderà il cuore prima della discesa sulla strada.

A volte è difficile uscire dal proprio guscio, dal tepore del letto e lanciarsi in chissà quale avventura. Molto spesso ne vale proprio la pena, ed il prezzo da pagare per vivere certe emozioni, facendo due conti, non è affatto caro.
Chi vive nella bassa, come me, Dario, Wilmer, Giani, Cecco... Frog... ha una voce in più sullo scontrino, ma alla fine quello che si porta a casa è talmente prezioso che i conti tornano sempre...

Appena potrò, verrò.

*Dal Padreterno

il video di Perse e le foto di Dario


chiedo scusa se mi permetto di mettere questo racconto di Perse.